Sunday, August 27, 2006

una Domenica con un missionario

Costa d’ Avorio 7 Febbraio 1999
(Una domenica con un missionario)

Appena sveglio mi guardo allo specchio: due pietose borse sotto gli occhi chiedono solo che torni a letto. Gli effetti di un mese di vita in missione sono ormai manifesti nel corpo e nello spirito, ma non posso e non voglio rinunciare a questa giornata.
“Oggi andiamo a celebrare la messa in un villaggio di montagna” mi dice Padre Luigi ”Viene anche suor Teresiña”.
Il villaggio di Dingbì sorge in una conca in mezzo a colline coperte di vegetazione lussureggiante. I tetti di lamiera ormai arrugginita segnano inesorabilmente l’architettura. Una serie di case in stile Habron parla di una fioritura ormai dimenticata. Gli Habron sono originari del Ghana e qui siamo a circa 15 chilometri dal confine.
Ci accoglie un turbine di polvere. Non è brezza, ma un vento gelido e poderoso che spazza il villaggio. Il pallido sole che ci ha accompagnato per strada parlava chiaro: non avrebbe avuto la forza di sovrastare il vento.
Scendendo dalla macchina Padre Luigi mi guarda e dice: ”Speriamo che nel villaggio non ci sia la morte”. Per una frazione di secondo, forse troppo lunga, il mio sguardo si perde nello sfondo del villaggio e la tonaca del padre sfoca in un mulinello di polvere. Penso ad un’epidemia che imperversa per il villaggio, ma è solo il modo di esprimersi un po’ crudo del padre: teme semplicemente che si celebrino dei funerali e quindi la nostra presenza sarebbe di troppo. Da quanto mi dice si tratta di una cerimonia particolare che, pur essendo un rituale cristiano, esula dal rito cattolico, va preparata con cura ed occorrono molti soldi per non deludere i partecipanti; spesso, nell’attesa che siano racimolati, le salme aspettano mesi per le esequie. Ospiti e parenti giungono anche dai villaggi vicini per mangiare e “festeggiare”.
Andiamo a salutare gli abitanti del villaggio. Entriamo in una casa e ci fanno accomodare in quelli che ai miei occhi sembrano veri e propri troni. Al solito padre Luigi è trattato come un’autorità. Viene subito informato che oggi, in effetti, si celebrano ben cinque funerali. Padre Luigi: ”Quasi quasi vado a celebrare la messa da un’altra parte, qui creiamo soltanto confusione”. Si riparte alla volta di Kuafò.
Il villaggio ricorda vagamente il Kenya degli altipiani. Poche case incastonate su uno sperone di pietra rossa con viuzze strettissime in cui padre Luigi s’insinua deciso con la R4. Parcheggiamo in una spianata ai margini del villaggio su cui sorge una piccola chiesa. Io, che delle chiese ho sempre considerato solo il lato artistico, credo sinceramente che questa semplicissima e piccolissima cappella sia la più bella e vera che ho mai visto. Gli abitanti sono felicissimi di vederci. Padre Luigi si prepara per la messa, celebrerà in una chiesa di fortuna costruita in fretta con legname poverissimo e il tetto di paglia. Padre Luigi mi ha spiegato che il numero di fedeli cresce in continuazione e la cappella è diventata troppo piccola. Ci sarebbe la volontà di costruire una nuova chiesa, ma ovviamente mancano le risorse.
Io, che mi scopro ospite gradito, gironzolo un po' per il villaggio, ma poi inforco un sentiero e risalgo la collina per circa un’ora. Finalmente solo. Non è facile restare soli, i bambini sono ovunque e ti seguono affascinati e curiosi. Non se ne vedono molti di bianchi da queste parti.“Forse è un bene” continuo a ripetermi.
Il sentiero non è più largo dei miei piedi. Scavalco alberi caduti e mi arrampico. Dopo pochi metri la foresta si chiude sia davanti sia dietro di me. Non ho mai visto una vegetazione tanto rigogliosa, ma ho ancora nelle orecchie le parole di Padre Luigi: ” Qui la foresta non esiste più. Ora che sono finiti gli alberi più grandi le ditte europee tagliano anche i piccoli. Tanto ci fanno i parquettes.”
Incrocio delle persone che vanno al villaggio con delle ceste sul capo. Credo di scorgere un lampo di perplessità e un cenno di preoccupazione nei loro sguardi quando si accorgono della mia presenza. Non devo essere un incontro prevedibile. Mi affretto a salutare e i loro volti s’illuminano di sorrisi radiosi e inequivocabili.
Traccio delle frecce sul sentiero con il tacco degli stivali. Non è una stupidaggine, è solo la necessità di non perdermi in questo dedalo di sentieri.
Decido di tornare indietro quando ormai ho superato la cresta della collina e la foresta non dà spazio ai panorami.
La messa non è ancora terminata. Sto un po' sotto il sole e quando ancora non ho deciso cosa fare, il rappresentante del villaggio mi conduce a casa sua. Mi ritrovo a sedere in una stanzetta, ospite perplesso e affascinato. Il padrone di casa sceglie un nastro di musica africana, lo inserisce nel riproduttore e mi lascia. In cuor mio sorrido per la situazione. Cosa ci faccio adesso qui? (Seduto per chissà quanto tempo in una stanza che guardo con colpevole curiosità). Con il pretesto che non sta bene fumare in casa altrui, esco. Mi accendo una sigaretta sotto la tettoia e do spettacolo con la mia sola presenza. I bambini mi osservano, studiano e toccano come al solito. Nel frattempo si consuma l’agonia di un pollo tra le mani di un bambino. “Almeno qualcuno oggi mangerà carne” penso.
La messa finisce e l’abitazione è offerta a padre Luigi per le udienze. C’è una sedia anche per me, ma credo di essere di troppo. Padre Luigi si accorge del mio imbarazzo: ” Va dove vuoi, fotografa, va a sentire suor Teresiña che parla alle donne del villaggio”. Vado.
La suora è davanti all’ altare nella chiesa provvisoria. Illustra ad un’assemblea di donne e bambini, con il suo francese un po' titubante, le proprietà medicinali d’alcune piante locali. Dietro di lei un ragazzo traduce in Kulangò. (la lingua del posto).
Terminata la riunione, la suora ha la bontà di spiegare anche a me alcuni aspetti delle abitudini alimentari locali. La frutta ad esempio non fa parte dell’alimentazione. Per me è una rivelazione sconvolgente: l’unico prodotto che per quantità e qualità abbonda non viene consumato! Una serie di credenze popolari ne inibisce il consumo, ma secondo la suora si tratta invece d’espedienti per ricavare soldi dalla vendita della frutta e acquistare i prodotti in scatola. Una sorta di consumismo nascente. I bambini non mangiano neppure le uova. Chi le mangia diventa ladro!

Vagabondo ancora un po' per il villaggio. Osservo la preparazione dell’olio di palma, il caffè steso ad asciugare, le capre e i maiali che ovunque gironzolano indisturbati e i fiori selvatici di cui la suora mi ha descritto le proprietà.
Ci sono 40 gradi all’ombra ed ho fame. Io, che sono qui solo da un mese e faccio ben poco, comincio ad essere stanco, Padre Luigi è qui da 40 anni e oggi non accenna a lasciare la sua gente neppure per la pausa pranzo.
Stamattina si scherzava sul fatto che non avrei mangiato spaghetti. “Ci mancherebbe altro!” dicevo, ma speravo che almeno una bibita in bottiglia saltasse fuori, invece c’è solo acqua presa allo stagno. Portarsi dietro la propria borraccia in casa altrui non è certo educato. Anche la suora è preoccupata per l’aspetto igienico. Una sua consorella è preda continua di febbri tifoidi. Quando controlla il piatto dove deve mangiare è puro terrore quello che traspare dal suo viso. Prende la brocca dell'acqua e sciacqua il piatto senza tante formalità in mezzo alla folla che ci osserva. Io, forse un po' bigotto, il mio di piatto evito di guardarlo. Nel bicchiere mi viene versato vino di palma. Azzardo qualche osservazione scherzosa sull'acqua stagnante e il padre, che in fatto di malattie dovrebbe essere l’ultimo a parlare (le ha tutte), quasi si offende. “Va bene” sdrammatizzo senza convinzione “bevo anche l’acqua dello stagno, e crepi l’ameba!”. Ecco che inaspettatamente spunta una bottiglia di coca. Quasi non la bevo per ripicca. Contro chi non lo so, forse me stesso. Per pranzo abbiamo: ignam lesso e riso con sugo di pollo. E’ il pollo che ho visto spennare questa mattina. Mi passa immediatamente la fame e non sto neppure a domandarmi Perché. Diverse risposte si affollano nei piatti, nei bicchieri, nell'aria e soprattutto nella coscienza.
Mentre padre Luigi continua la sua visita pastorale io mi trovo a combattere contro la sonnolenza del dopo pranzo. Alzo gli occhi e padre Luigi è davanti a me. “Andiamo via” Mi dice. Ci spostiamo per gli ultimi saluti. Tutto il villaggio si stringe intorno a noi, ma non mi sembra ci sia aria di partenza. Padre Luigi distribuisce ancora medicine e s’intrattiene con tutti. Si gira verso di me e mi dice serafico: ”Quando non vogliono lasciarti partire, trovano tutte le scuse immaginabili”. Io intanto, con l’aiuto della suora, saluto il nostro cicerone e cerco di esternare tutta la mia gratitudine per l’ospitalità che il villaggio ha dimostrato soprattutto nei confronti di un intruso come me. Saliamo in macchina, ma dopo neppure cento metri sono vittima di una terribile reprimenda del padre, a quanto pare, non ho salutato correttamente. Che figura, eppure credevo di aver rispettato egregiamente l’etichetta. Nel frattempo, dal sedile posteriore suor Teresiña mi porge 1000 Franchi C.f.a., ma non riesco a capire a che titolo! Ci vogliono tutte le spiegazioni e la pazienza di padre Luigi per farmi metabolizzare che il villaggio ha donato a me personalmente 1000 franchi C.f.a., racimolati non so come, come segno di ringraziamento per averlo onorato con la mia visita. Questi soldi mi bruciano in mano, mi sforzo disperatamente di far collimare la mia morale, i concetti e i preconcetti, con le usanze locali. Trovo una soluzione che per quanto patetica è pur sempre un artificio d’alta finanza: darò altri 1000 C.f.a. a Padre Luigi e questi li terrò per ricordo. Per strada facciamo una deviazione, qualcuno ha comunicato a padre Luigi che c’è da portare l’unzione dei malati al villaggio di Damè. Sono stanco e provato, lo ammetto. Vorrei solo tornare alla missione e lavarmi le mani. Non me la sento di stringerne ancora altre, ma sono qui… accetto quello che viene. Ci fermiamo sotto un albero all’ingresso del villaggio. Saluto tutti quelli che i miei occhi incontrano. E’ giusto che sia così. Padre Luigi dopo i saluti si avvia scortato da tutto il villaggio e io lo seguo. Davanti alla casa dell'ammalata mi fermo. Un po' per rispetto, un po' per indecisione. Non so se è bene o male entrare in casa, nel dubbio aspetterò fuori. Premo con un gesto nervoso gli occhiali sul naso e la tonaca di padre Luigi diventa più scura sotto la tettoia, ma la sua nuca quasi calva risalta. E’ fermo sulla soglia, invece di entrare si gira. “Avrà dimenticato qualcosa?” penso. I suoi occhi cercano i miei: ”Vieni… se vuoi, così ti rendi conto, vieni… così capisci come vive la gente”. Non dico nulla. Lo seguo.
Entro per ultimo in quella che non è già più una stanza, ma un luogo di sepoltura. Di lei, di quella creatura che soffre, che non vive più, non sono rimasti che gli occhi. Pupille lucide, sbigottite, malinconiche. Occhi che capiscono di essere già sepolti, ma nei quali non riesco a leggere: ”Perché?”.
L’atmosfera è irrespirabile, soffoca la vista, viene meno l’istinto di osservare. Ma il letto è lì, il tavolo con le cose affastellate e indistinguibili, le medicine distrutte dal disordine, dalla polvere, dal calore e dai vermi dell'impotenza e dell'ignoranza. Il letto è lì. Addossato alle pareti che grondano gli umori dello sforzo assurdo di essere quello che sono: pareti costrette ad essere un ambiente malsano dove c’era posto solo per l’aria aperta. Eppure la luce che fuori sa di sano s’insinua tra le crepe e le fessure, tra la muratura marcia e le lamiere arroventate del tetto. Il letto è lì, con quegli occhi che vogliono accogliere Padre Luigi, che forse aspettavano solo Padre Luigi. Le membra sono indistinguibili, è rimasto veramente poco in mezzo a quel letto troppo grande, a quelle coperte rassegnate. Ma una cosa è uscita quando siamo entrati noi: la solitudine. Di questo sono certo. Insieme al padre forse è entrata anche qualche altra cosa…che non conosco… che temo di riconoscere dopo aver smesso di cercarla. Non ho il tempo di capirlo, ma non sono più soltanto spettatore. Sono parte di quest’abisso che è la realtà. Ora, in un momento ben preciso, nell’attimo in cui padre Luigi impartisce l’estrema unzione, capisco e accetto la sofferenza. Accetto il bisogno di Dio. Non è un atto di fede, non credo che lo sarà mai. E’ solo una speranza. E’ l’accettazione di un bisogno che oggi non è il mio ma di questi occhi che muoiono in un letto di miseria. Padre Luigi abbraccia la donna, e se mai c’è stato qualcosa di veramente sincero è quest’abbraccio. Non c’è enfasi nei suoi gesti né nei miei pensieri. La suora si avvicina anch'essa al letto ma non è lo stesso abbraccio. Mi chino vicino alla donna e le chiedo perdono, chiedo perdono alla morte per non averla mai capita.
Esco dalla camera in un bagno di sudore cui il caldo ha contribuito ben poco. Il padre mi chiama per andare a visitare un’altra ammalata all’estremità opposta del villaggio. Finalmente mi riconosco scoprendomi a pensare: ”Padre, guarda che ho capito! Non c’è bisogno d'insistere”. Sono tentato di dirglielo, ma intanto siamo arrivati. Un cumulo di macerie di fango e paglia, un muro che stenta a stare in piedi, tizzoni accesi e cenere, volute di fumo tra pentole annerite, lamiere, capre e bambini. Una donna senza età giace su un piccolo sedile di legno. Non è più una donna, è solo quel che misere ossa riescono a sostenere. E’ solo pelle attaccata a se stessa. I seni pendono neppure più sterili fino alla vita. Il cranio calvo è solo un teschio marrone. Padre Luigi le solleva il mento e le guarda il volto. Le solleva una palpebra e mormora irritato qualcosa che non capisco ma di cui percepisco il senso. L’occhio non c’è più, è solo un’orrida cosa pesta e suppurante in cui quel poco di bianco che è rimasto non significa più nulla. Padre Luigi estrae dalla borsa uno stetoscopio e uno sfigmomanometro. Misura la pressione, il sospetto che fosse altissima è confermato, e somministra delle pastiglie. Cerco di osservare la scena con un po' di distacco e mi rendo conto che è questa la foto che non farò mai. Mi dispiace, perché credo sia solo per falso pudore. Poi capisco che per chi l’avrebbe guardata, sarebbe stato troppo facile non riflettere. Questa è la foto: il non averla mai fatta, l’averla dentro e provare a capirla.
Ci allontaniamo per permettere al padre di confessare la donna.
Quando torna il padre ci comunica che se la donna prenderà regolarmente le pillole potrà sopravvivere, la pressione è già tornata a valori tollerabili.
Un ragazzo parla con suor Teresiña, mi sembra stravolto, credo che abbia bevuto. Mi guarda, si avvicina e suor Teresiña ci presenta. Strette di mano e tre baci come vuole l’usanza. Mi vuole donare dei fiori e mi conduce a coglierli. Non penso più che abbia bevuto, ma è strano ugualmente. “Tu ami questo posto” mi dice “ti ho visto andare da solo sulla montagna”. Sono frastornato, confuso. Suor Teresiña mi chiama per mostrarmi la nuova chiesa del villaggio. Lungo la strada mi parla di un ragazzo malato di cancro al setto nasale: ”Puzzava già”. Sto per domandare: “Ed ora come sta? Dov’è?” ma la suora si ferma a salutare un giovane, si gira verso di me e mi dice” ora è guarito, è lui”. Ci stringiamo la mano mentre Mon Père ci passa davanti con la R4 strombazzando, fa finta di lasciarci a piedi. “Anche i missionari si divertono come possono!” esclamo e salendo in macchina lo rimprovero: “Va bene che mi piace l’Africa, e resterei volentieri in questo villaggio, ma te lo devo mettere per iscritto che voglio tornare da mia moglie?”
La strada del ritorno non è quella che abbiamo fatto all’andata, Mon Père procede ad un’andatura da “Parigi Dakar” e si dilunga in dettagliate descrizioni dello stato in cui la pista versa nel periodo delle piogge. Suor Teresiña e Mon Père mi mostrano il punto esatto in cui sono rimasti intrappolati nel fango. Ora rischiamo di lasciarci la coppa dell’olio sprofondando in una voragine “Forse hai toccato “ gli dico. “ Sotto c’è la lamiera” mi risponde con un’aria di complicità.
Arrivati alla missione consegno subito i 1000 cfa a Mon Père, ma non vuole prenderli. ”Cerca di capire” lo imploro, riesco a convincerlo solo ammettendo che gli sto dando un biglietto qualunque e terrò come ricordo quello che mi hanno regalato. Mon Père ha voglia di andare a dormire, ma non so perché, ci ripensa. La missione nel frattempo si riempie di gente. “se sapevo che venivano a rompermi i coglioni andavo a dormire”. Evidentemente è gente che non ha bisogno di nulla.

E’ stato solo un giorno qualunque insieme con un missionario. L’ultimo dei missionari, è stato definito da molti. Io non ne ho conosciuti altri sul campo, ma sono felice di aver conosciuto un uomo.

Sunday, April 23, 2006

Bibliografia Africana

Scipione AfricanoAutore: Liddell Hart Basil H. ISBN 8817100498 Altri dati: Ed. Rizzoli Coll. Superbur saggi 276 p. (cur. Dallera O.) 2002Prezzo: € 7.75

Cronache africaneAutore: Isegawa Moses ISBN 888274440X Altri dati: Ed. Frassinelli Coll. Frassinelli paperback 620 p. 2002Prezzo: € 9.61

Scipione l'AfricanoAutore: Antonelli Giuseppe ISBN 8882892441 Altri dati: Ed. Newton & Compton Coll. I volti della storia 224 p. Prezzo: € 11.36

Gli spettri del Congo
Autore: Adam Hochshild

Segreti
Autore: Nuraddin Farah Ed. Frassinelli, 2002 pp.239 €17,00

La danza fuori dal cerchio
Autore: Kpan teagbeu Simplice Emi, Bologna 2002, pp.224 €10,00

ANGOLA
José Eduardo Agualusa
La congiura
Pironti, 1997
Ambientato intorno alla bottega di un barbiere, dove le speranze delle élites africane si incrociano con i sogni di indipendenza delle classi popolari, il romanzo ritrae la società creola di Luanda, stratificata e complessa, tra il 1880 e il 1911. I valori tradizionali e i rituali sociali convivono e si confondono con quelli della cultura europea.
José Luandino Viera
Luuanda
Feltrinelli, 1990
Tre racconti che introducono il lettore alla vita di Musseque, la bidonville di Luanda, scritti dall’autore nei lunghi anni di carcerazione subita per il suo impegno nella lotta di liberazione nazionale.
Wanda Ramos
Percorsi
Guaraldi-Aiep, 1996
Seguendo il flusso dei ricordi la protagonista, portoghese-angolana come l’autrice del romanzo, narra la lacerazione profonda che segna chi è legato a due mondi inconciliabili. Negli anni della guerra di liberazione combattuta dagli angolani contro la colonizzazione, la graduale presa di coscienza non la sottrae ad una condizione di impotenza e passività.
CAMERUN
Mongo Beti
Il re miracolato
Feltrinelli, 1960
Pubblicato per la prima volta nel 1958, il romanzo racconta la vicenda di un capo villaggio che un missionario vuole convertire al cattolicesimo e alla monogamia. Le conseguenze dell’impatto con la civiltà occidentale si ripercuotono sulla vita del villaggio, rischiando di mandare in frantumi gli equilibri della società tradizionale
CAPO VERDE
Germano Almeida
Il testamento del sig. Napumoceno Da Silva Araujo
Guaraldi-Aiep, 1996
Uno stimato commerciante di Mindelo, città dell’arcipelago di Capo Verde, lascia un testamento in cui racconta la sua vita. Ne emerge un personaggio singolare, in un racconto che, nell’alternarsi di registri narrativi diversi, corrispondenti a molteplici voci in campo, delinea la vita quotidiana di queste isole e la loro storia.
Orlanda Amarilis
Soncente. Racconti d’oltremare
Guaraldi-Aiep, 1995
Seguendo i moduli del racconto orale e le suggestioni delle credenze popolari, l’autrice ci introduce nell’insolito universo dell’arcipelago di Capo Verde. Un ritratto di donne vitali e coraggiose, spesso costrette dalle siccità ricorrenti ad un adattamento ai limiti della sopravvivenza, o spinte alla scelta dell’emigrazione nella speranza di una vita migliore.
CONGO
Henry Lopes
Cercatore d’Afriche
Jaca Book, 1995
Figlio di un’africana e di un colonizzatore francese, Andelé è scisso tra due padri, due culture, due stili di vita. L’itinerario interiore del protagonista, che vive una condizione di particolare disagio esistenziale, si riflette nella complessa e articolata organizzazione narrativa del romanzo, dove l’infanzia e l’adolescenza in Africa si alternano all’esperienza di due soggiorni a Nantes.
Sull’altra riva
Jaca Book, 1996
Il lungo viaggio interiore di Marie-Eve, artista che vive nei Caraibi, la porterà nel Gabon e sulle rive del fiume Congo. La protagonista narra una storia d’amore, ma anche una società indagata con sguardo affettuoso, ironico e lucido.

Sony Labou Tansi
La vita e mezza
Edizioni Lavoro, 1990
È il primo e più travolgente romanzo dell’autore. La profetica figura di Marziale combatte una paradossale battaglia in un paese fantastico, collocato in un tempo mitico, allusione allo stato africano postcoloniale. Allegoria dell’opposizione alla dittatura, riaffermazione della sacralità della vita e del suo perdurare oltre la morte, e della necessità degli africani, per sopravvivere, di rifarsi alle origini della propria cultura.
Le sette solitudini di Lorsa Lopez
Einaudi, 1988
Narratore, poeta e drammaturgo, l’autore è uno degli scrittori più importanti e originali dell’Africa francofona. A Valencia, ex capitale di un improbabile stato meticcio, Lorsa Lopez uccide la propria moglie nell’indifferenza degli abitanti, sprofondati nell’apatia e nell’insensibilità. Solo a delitto consumato le donne si rivolteranno.
Africa subsahariana
COSTA D'AVORIO
Kourouma, Ahmadou
I soli delle indipendenze
Jaca Book, 1996
Fama, discendente da una dinastia di principi nell’Africa dell’indipendenza, esercita l’arte della parola come griot in cerca del pane quotidiano, mentre sua moglie, ossessionata dalla sua sterilità, cerca di integrarsi nel nuovo modello sociale. Scritto con ironia e umorismo, al ritmo della parola africana, da uno dei massimi esponenti della narrativa africana contemporanea in lingua francese.
GUINEA
Camara Laye
Lo sguardo del re
Patron, 1983
L’europeo Clarence dovrà affrontare un lungo percorso iniziatico, dapprima alla ricerca di un lavoro, poi nel tentativo di raggiungere il mitico Sud. Incontra sul suo cammino diversi personaggi disposti ad offrire i loro servigi, ma anche altri che tenteranno di ostacolargli il cammino. Un viaggio nel mondo dell’alterità per ritrovare ciò di cui l’identità europea lo ha privato.



Un bambino nero
Guaraldi-Aiep, 1993
È la storia autobiografica dell’autore, della sua infanzia e adolescenza in un villaggio della Guinea. La vita del ragazzo è segnata dai riti dell’iniziazione tradizionale e dal distacco dalla comunità imposto dalla formazione scolastica, fino al giorno in cui lascerà il suo paese per proseguire gli studi in Francia. Un classico della letteratura africana francofona.
Un bambino nero
Guaraldi-Aiep, 1993
È la storia autobiografica dell’autore, della sua infanzia e adolescenza in un villaggio della Guinea. La vita del ragazzo è segnata dai riti dell’iniziazione tradizionale e dal distacco dalla comunità imposto dalla formazione scolastica, fino al giorno in cui lascerà il suo paese per proseguire gli studi in Francia. Un classico della letteratura africana francofona.

Djibril Tamsir Niane
Sundiata. Epopea mandinga
Edizioni Lavoro, 1986
In un villaggio della Guinea l’autore raccoglie dalla voce di un griot, personaggio depositario della memoria storica e delle tradizioni, le gesta di Sundiata, il leggendario padre del popolo mandingo, vissuto nel XIII secolo e fondatore dell’impero del Mali, uno dei più importanti miti della cultura africana.
Tierno Monenembo
Le radici della pietra
Guaraldi-Aiep, 1994
Una metafora, ironica e tragica, narrata dalla voce di un griot che, attraverso le sventure dei suoi personaggi, leva un canto epico sull’Africa contemporanea. Cousin Samba, eroe e antieroe, cacciato dal suo villaggio, vive in una bidonville della capitale le terribili esperienze del potere coloniale e del regime instaurato dopo l’indipendenza.
KENYA
Ngugi wa Thiong'o
Petali di sangue
Jaca Book, 1979
Ilmorog, un villaggio oppresso dalla carestia, sarà trasformato in florida città dall’installazione di una fabbrica di birra di proprietà straniera. L’assassinio dei tre direttori africani della fabbrica travolgerà i protagonisti. Un romanzo politico in cui l’autore descrive con passione le varie sembianze che può assumere il potere.
Se ne andranno le nuvole devastatrici
Jaca Book, 1975
Primo romanzo proveniente dall’Africa orientale anglofona, pubblicato nel 1964 con il titolo Weep Not, Child. Un’intera generazione di giovani africani si è identificata nelle incertezze del protagonista, l’adolescente Njoroge, diviso tra il mondo dei bianchi e quello dei neri, nel periodo del conflitto dei mau-mau.
Un chicco di grano
Jaca Book, 1978
Romanzo dalla complessa struttura narrativa che riflette il quadro di tensioni emotive che gravita attorno alla celebrazione dell’indipendenza. La vicenda è ambientata a Thabai, un grande villaggio kikuyu, nel 1963. Come negli altri romanzi l’autore tenta di comprendere la storia, individuando e denunciando le ingiustizie che segnano il cammino della società africana. Il romanzo è stato ristampato nel 1997.


MALI
Amadu Hampâté Bâ
Cuore africano
SEI, 1981
Una lunga lettera scritta d’impulso da Ramatoullaje all’amica d’infanzia Aissatou, con la quale la donna afferma con passione il suo diritto ad una vita nuova e intensa, al di là dei condizionamenti imposti dalla società, in una terra che, nel suo processo di modernizzazione, è piena di contraddizioni. L’autrice, prematuramente scomparsa, ha affidato a questo libro il suo messaggio sul ruolo della donna nel futuro dell’Africa.

Koodal. Lo splendore della grande stella
Coletti, 1989
Una ricerca del sapere perseguita con pazienza e umiltà, attraverso prove iniziatiche destinate a forgiare il carattere del futuro re, che avrà potere sugli uomini, ma anche la responsabilità del loro destino. L’evento soprannaturale della manifestazione del divino è annunciato dalla grande stella a cinque punte Koodal. Racconto iniziatico raccolto e trascritto da Amadou Hampâté Bâ ed altri autori con un lirismo intenso e vibrante.

Petit Bodiel
Sinnos, 1998
Petit Bodiel è un leprotto pigro e inconcludente che, grazie alla benedizione di sua madre, riesce ad arrivare alla porta del dio Allawalam, al quale chiede la furbizia. Al ritorno sulla terra Petit Bodiel eserciterà il suo potere su molti animali, ma la sua eccessiva ambizione lo porterà alla rovina. Scritto con uno stile vivace, il racconto proviene dalla tradizione orale dei pastori nomadi Peul.

MOZAMBICO
Mia Couto
Il dono del viandante e altri racconti
Ibis, 1998
Questa raccolta, il cui titolo originale è Cronicando, comprende brevi testi, scritti in forma di cronaca, con uno stile che cerca di forzare la lingua europea alle cadenze e ai ritmi delle lingue africane. Piccoli fatti apparentemente privi di significato assumono una dimensione forte che permette di accedere alla realtà del Mozambico.

Voci all’imbrunire
Edizioni Lavoro, 1989
Una raccolta di racconti che presenta con un linguaggio ironico, sognante e trasgressivo, situazioni e problemi di vita quotidiana, sullo sfondo di un paese dove uomini e donne lottano per la sopravvivenza e per la salvaguardia della propria dignità. L’autore è attualmente il più noto e il più tradotto tra gli scrittori africani di lingua portoghese.

NIGERIA
Amos Tutuola
Il cacciatore e la donna elefante
Mondadori ragazzi, 1996
Tutto è possibile nel magico mondo fatto di vaste pianure e di giungle impenetrabili narrato in queste leggende scaturite dal cuore della Nigeria.

La mia vita nel bosco degli spiriti. La mia vita nel bosco degli spiriti.
Adelphi, 1983
Pubblicato nel 1952 Il bevitore di vino di palma, accolto da vivo successo di critica e di pubblico, segnò l’esordio letterario dello scrittore ed è forse il più singolare romanzo africano. Recuperando il patrimonio della tradizione orale e lasciando affiorare le strutture profonde della lingua yoruba, l’autore racconta la ricerca e il ritrovamento di un bravo spillatore di vino di palma, ritualizzati nel corso di prodigiose avventure. La mia vita nel bosco degli spiriti narra invece la lunga fuga di un bambino, che lo porterà all’incontro con figure terrificanti, incantatorie e comiche, fino al ritorno ai suoi luoghi familiari.

Povero, Baruffona e Malandrino
Feltrinelli, 1990
I protagonisti di questo romanzo, figli di re e di alti dignitari, nascono condannati da un destino avverso, che li accomuna e li perseguita legandoli indissolubilmente. L’eroe tenta più volte di far perdere le sue tracce e di sfuggire al suo destino, ricostruendosi una nuova vita, ma sempre invano. Specchio della condizione umana, votata alla sconfitta nonostante i sempre nuovi tentativi di affermazione e lotta.

Ben Okri
Il venditore di sogni
Giunti, 1998
In questi racconti l’autore ritrae con mano magistrale la cruda e caotica realtà urbana della Nigeria di oggi. Rendendo ritmi, colori e odori della realtà africana e accentuando la dimensione simbolica, le vicende dei protagonisti sono narrate passando dalla dimensione del quotidiano a quella onirica.

Io sono invisibile
Bompiani, 1996
Romanzo metaforico, dove l’invisibilità diventa il simbolo della condizione dei neri in opposizione alla civiltà dei bianchi. Il protagonista, dopo aver cercato di capire perché l’invisibilità non è prevista nel paese degli uomini visibili, troverà nel regno dell’invisibile creature che esaltano il valore della trascendenza e dell’amore universale.
La via della fame
Bompiani, 1992
Azaro è un abiku, uno spirito bambino destinato a morire e a rinascere più volte perché sempre attratto da quell’idilliaco mondo degli spiriti che tutti dimenticano con la nascita. Ma questa volta Azaro è deciso a restare, per riuscire a far sorridere sua madre e per provare a vivere. Attraverso le vicende della sua infanzia l’autore racconta la storia di una nazione durante gli anni dell’indipendenza, unendo mondi diversi e confondendo realtà e sogno.
Buchi Emecheta
Cittadina di seconda classe
Giunti, 1987
Il romanzo, che riflette la vita dell’autrice nata in Nigeria e trasferitasi a Londra per raggiungere il marito nel 1962, ripercorre le vicende della protagonista, Adah, l’infanzia e l’adolescenza in Nigeria, la sua difficile storia di donna nera, immigrata, con cinque figli, che tenta con determinazione di resistere ed emanciparsi.
Gwendolen
Mondadori, 1996
Storia di Gwendolen e della sua difficile infanzia e adolescenza tra i Caraibi e la periferia londinese, tra immigrati africani. Storia di un incesto e di una maternità accettata volontariamente, come ingresso alla vita.
Chinua Achebe
Il crollo
Jaca Book, 1994
Primo di una trilogia che comprende anche La freccia di Dio e Ormai a disagio, apparso in Inghilterra nel 1958, e pubblicato in Italia da Mondadori nel 1962 con il titolo Le locuste bianche, il romanzo è ambientato nell’Africa precoloniale, in una zona ad est dell’attuale Nigeria, nel periodo che vede consolidarsi la presenza dei bianchi. Okonkwo, un influente guerriero Ibo che incarna i valori tradizionali, sarà annientato da una serie di eventi, così come la sua cultura. L’autore è uno dei maggiori scrittori africani del nostro secolo. La trilogia è stata pubblicata da Jaca Book con il titolo Dove batte la pioggia nel 1977. Romanzo da cui partire per conoscere la letteratura africana di oggi.
La freccia di Dio
Mondadori, 1990
Il più complesso e articolato romanzo di Achebe, pubblicato per la prima volta nel 1964, ritrae in una prospettiva dinamica il processo di cambiamento della società Ibo. È un romanzo sul potere, sulla conoscenza, sulla verità, sul rapporto tra il divino e l’umano. Ezeulu, sacerdote del villaggio, tenta di conservare la propria posizione per mezzo di nuove alleanze, ma il fattore religioso viene posto dai colonizzatori al servizio di un disegno politico che non tiene conto dei valori della popolazione.
Ormai a disagio
Jaca Book, 1994
Il protagonista, Obi, dopo aver studiato per un lungo periodo all’estero, dovrà confrontarsi nuovamente sia con la vita del suo villaggio che con la realtà urbana di Lagos, senza riuscire a coniugare la tensione tra i due mondi. Ambientato nella Nigeria degli anni immediatamente precedenti l’indipendenza, il romanzo ritrae il dramma della corruzione e del conflitto tra moralità individuale e responsabilità pubblica.
Un uomo del popolo
Jaca Book, 1978
Il protagonista di questo romanzo, il giovane insegnante Odili, deve confrontarsi con il corrotto e ignorante ministro della cultura, Nanga, suo rivale in politica e in amore. Lo scontro tra esigenze sociali, moralità collettiva e realizzazione individuale riflette tutte le contraddizioni della società nigeriana.


Viandanti della storia
Edizioni Lavoro, 1991
Ambientato nello stato africano immaginario di Kangania, due anni dopo un colpo di stato militare che voleva spazzare via un governo corrotto, il romanzo segue il filo dei ricordi dei tre protagonisti. La nuova dittatura si rivela lontana dalla realtà e dai bisogni della gente. Il messaggio dell’autore esce in questo modo dai confini della Nigeria per diventare universale.

Cyprian Ekwensi
Jagua Nana
Edizioni Lavoro, 1993
L’autore, che trasferisce nella lingua scritta forme mutuate dalla lingua parlata, è figura di importanza storica nella narrativa dell’Africa occidentale. Al centro del romanzo, che appartiene al filone della narrativa popolare, è Jagua, una prostituta prorompente, vitale e sensuale, con una personalità contraddittoria e conflittuale, come la realtà sociale in cui si inserisce la vicenda.
Gabriel Okara
La voce
SEI, 1987
Di ritorno dopo anni di studio all’estero, Okolo, il cui nome simbolicamente significa “la voce”, turba la vita del suo villaggio interrogandosi sul senso della vita. Emarginato, considerato un diverso, viene costretto a lasciare il villaggio, ma sarà respinto anche dalla città, dove regnano ingiustizia e corruzione. Il romanzo riflette, anche nei moduli sintattici e lessicali, la cultura degli Ijaw della Nigeria.
NIGERIA
Wole Soyinka
Aké. Gli anni dell’infanzia
Jaca Book, 1984
Romanzo autobiografico, storia di un’infanzia e di un’iniziazione alla vita, del passaggio al mondo degli adulti, dalla vita del villaggio alla realtà urbana e alla cultura occidentale. L’autore fonde il substrato mitico della realtà africana con uno sguardo attento ai misteri della natura e ai rapporti interpersonali all’interno della comunità.
Gli interpreti
Jaca Book, 1979
Scritto nel 1965, ritrae la vita di un gruppo di intellettuali rientrati in Nigeria dopo aver compiuto gli studi all’estero, all’indomani dell’indipendenza. Nel complesso groviglio delle loro esistenze, delle loro preoccupazioni e occupazioni, si riveleranno incapaci di porsi come “interpreti”, di prendere decisioni e di impegnarsi. L’autore, premio Nobel per la letteratura nel 1986, denuncia la profonda crisi morale che attraversa i regimi nati dalle indipendenze
Isarà. Intorno a mio padre
Jaca Book, 1996
Il questo libro Soyinka fa rivivere Isarà, il villaggio di pietra rossa scavato nei fianchi della collina, e la cerchia di intellettuali che circondava il padre, che la diaspora degli anni trenta ha portato negli angoli più remoti del paese. L’autore ci offre un mirabile affresco dell’ambiente in cui è cresciuta la generazione precedente la sua.
L’uomo è morto
Jaca Book, 1986
Arrestato ingiustamente per il suo rifiuto della dittatura che ha portato alla secessione del Biafra, la denuncia della guerra sui giornali, il tentativo di reclutare gli intellettuali nigeriani per combattere contro la fornitura delle armi al suo paese, l’autore narra in questo romanzo le conseguenze della sua scelta politica, i primi interrogatori, la sua condizione di detenuto
Stagione di anomia
Jaca Book, 1981
Riferito al periodo della guerra civile in Nigeria e alla tragedia del Biafra, il romanzo delinea un modello socio-politico utopico, identificato con un piccolo villaggio che cerca di permeare la società di valori positivi, in contrapposizione al sanguinoso e corrotto regime nigeriano



SENEGAL
Birago Diop
I racconti di Amadou Koumba
Patron, 1979
L’autore scrive questi vivaci e divertenti racconti prendendo spunto dalle narrazioni del griot Amadou Koumba e mantenendo nella semplicità dello stile e della struttura il ritmo della tradizione orale. Descrive in modo attento e affascinante la vita quotidiana, le credenze, i valori, cercando di far emergere l’originalità delle tradizioni, elemento di coesione sociale che il progresso rischia di annientare.


Cheikh Hamidou Kane
L’ambigua avventura
Jaca Book, 1979
Pubblicato nel 1961 e salutato come un capolavoro, sebbene sia l’unico romanzo dell’autore, è divenuto un classico della letteratura africana. Samba Diallo, il protagonista, si distacca progressivamente dalla realtà in cui ha sempre vissuto, diventando sempre più un osservatore esterno. L’impatto con la razionalità e il materialismo occidentali, contrapposti alla saggezza e alla spiritualità africane, renderanno l’ambigua avventura una trappola che rispecchia, nel dramma individuale, il dramma di un popolo.

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Sembène Ousmane
Il fumo della savana. Banty mam yall
Edizioni Lavoro, 1990
Romanzo storico dello scrittore e regista senegalese, scritto nel 1960, narra la vicenda di uno sciopero avvenuto nel 1947-1948, che ebbe valore di sfida e di riscatto e divenne occasione per una presa di coscienza comune contro l’arroganza coloniale, e che portò le donne a combattere in prima linea insieme agli uomini

Il vaglia
Jaca Book, 1978
Ibrahima riceve un vaglia da un nipote emigrato a Parigi, ma dovrà affrontare i meandri della burocrazia per conquistarsi una carta d’identità, indispensabile per ritirare il vaglia. Dal romanzo è stato tratto un film diretto dallo stesso Ousmane

La Nera di...
Sellerio, 1991
Una raccolta di racconti dove l’autore, esplorando generi diversi, narra l’incontro tra mondi differenti, che ha portato alla distruzione da parte dell’Occidente degli equilibri dell’Africa tradizionale.
SENEGAL
Sembène Ousmane
Vehi-Ciosane, ossia Bianca-Genesi
Jaca Book, 1979
Una vicenda drammatica sconvolge la vita di un villaggio senegalese. Una donna viene offesa e umiliata dal marito che compie un incesto con la figlia. Dalla degenerazione della vecchia Africa un messaggio di speranza e di fiducia per il futuro, che l’autore sembra voler affidare alle donne.SUD AFRICA
André Brink
La polvere dei sogni
Feltrinelli, 1997
Kristien, dopo molti anni di esilio a Londra, torna nella città della sua infanzia per vegliare la nonna che, in punto di morte, è ossessionata dalla paura di non poter trasmettere alla nipote la storia della famiglia e, con essa, del Sudafrica. Racconti tratti dalla realtà e dal mito, dalla storia e dalla leggenda, che portano fino all’attualità della vita di Kristien e della sorella e che creano un’analogia tra la lotta per l’indipendenza delle donne e quella del popolo sudafricano.


La prima vita di Adamastor (o sull’origine del Capo delle Tempeste)
Instar Libri, 1995
In questa originale novella, a raccontarci del primo sbarco degli stranieri sul suolo inviolato della Penisola del Capo è T’kama, capotribù degli Ottentotti e contemporaneo di Vasco de Gama. A lui, uomo di nobile stirpe e di antica esperienza, tocca il primo avvistamento di una flotta portoghese e l’incontro con la prima donna bianca. Ne seguirà un’inedita quanto impossibile storia d’amore.

Un’arida stagione bianca
Frassinelli, 1989
La presa di coscienza politica di un insegnante bianco appartenente alla media borghesia nella Johannesburg degli anni settanta, dilaniata dalla rivolta nera e dalla ferocia repressiva della polizia e del regime. Ben Du Toit indaga sulla morte di un suo amico nero “suicidatosi” in carcere, scoprendo un pantano vischioso di menzogne, corruzione e omicidi impuniti. Un intenso e provocatorio romanzo di denuncia. Dal romanzo è stato tratto nel 1988 l’omonimo film del regista Euzhan Palcy.

Arthur Maimane
Vittime
Edizioni Lavoro, 1992
Un giovane nero violenta una sconosciuta bianca che incontra per caso nei quartieri alti. La sua coscienza ne verrà travolta, maturando un’esperienza di sofferenza e una nuova curiosità per l’altro, per il bianco, così come le conseguenze del suo atto sconvolgeranno la vita della donna. Un racconto a intensa connotazione psicologica e sociale.

Athol Fugard
Tsotsi
Marietti, 1991
Un neonato abbandonato fra le braccia di Tsotsi, uno spietato gangster nero, apre la via a un percorso di conoscenza doloroso che travolge il protagonista e il suo mondo, attraverso l’evocazione di un contesto sociale repressivo, di un’infanzia priva di affetti e di un’adolescenza difficile. L’autore, regista e drammaturgo, è considerato una delle figure più significative della cultura sudafricana contemporanea
Bessie Head
La donna dei tesori
Edizioni Lavoro, 1987
Tredici racconti brevi e intensi dove si fondono momenti della vita quotidiana di un villaggio del Botswana, frammenti di vita cittadina e ricordi del passato. Un mosaico di personaggi femminili che, in un mondo in veloce trasformazione, intessono una fitta rete di solidarietà e dove l’emergere di nuovi bisogni individuali si fonde con i valori della tradizione.
Una questione di potere
Edizioni Lavoro, 1994
Il romanzo, a sfondo autobiografico, narra la storia di Elizabeth, meticcia, segnata dal marchio della follia materna, dall’emarginazione, dalla miseria e dall’esilio. Ma principalmente è la storia di un itinerario spirituale, di un viaggio introspettivo, raccontato da una delle massime voci della narrativa sudafricana contemporanea.


Breyten Breytenbach
Le veritiere confessioni di un africano albino
Costa & Nolan, 1989
Il più importante autore afrikaner contemporaneo ripercorre la sua lunga parentesi di vita in un carcere sudafricano. Una straordinaria testimonianza, un atto di accusa e di riflessione su una realtà dove un bianco che rifiuta l’apartheid non può essere considerato altro che un pericoloso criminale.
Memoria di neve e di polvere
Costa & Nolan, 1990
Meheret, giornalista etiope che vive a Parigi, narra alla figlia che sta per nascerle la sua saga familiare, per conservare il senso delle origini e della memoria. Il suo uomo, Mano, un attore sudafricano impegnato politicamente, rientrato in Sudafrica per una missione clandestina, è arrestato e condannato a morte. L’amore che lega i due protagonisti diventa una rappresentazione della coscienza dei diversi popoli africani.
Africa subsahariana
SUD AFRICA
Miriam Makeba
La mia storia
Edizioni Lavoro, 1987
La vita di una delle più grandi cantanti di colore, dedicata alla musica e alla lotta contro il regime razzista sudafricano. Costretta all’esilio raggiunge la celebrità in America, dove per anni si impegna anche a favore dei neri americani. Un racconto carico di nostalgia e di poesia in un percorso che dall’Africa all’America si popola di personaggi carismatici, da Sékou Touré a Malcolm X.
Nadine Gordimer
Il conservatore
La Tartaruga, 1987
Protagonista del romanzo, pubblicato nel 1974, è il ricco industriale Mehring, che nonostante i privilegi di cui gode rimane un estraneo nel territorio in cui si muove, incapace di comprenderne i sussulti e le contraddizioni. Sarà abbandonato dalla moglie, dal figlio, dall’amante, mentre i neri che lavorano per lui diventano sempre più indifferenti alla sua autorità. Alla fine anche la terra gli si rivolterà contro con una violenta inondazione.
Il salto
Feltrinelli, 1992
Una raccolta di racconti scritti nella seconda metà degli anni ottanta, che offrono uno sguardo su tutta l’Africa.
La figlia di Burger
Feltrinelli, 1991
Ambientata nel Sudafrica degli anni settanta, la storia è ispirata alla vicenda di un famoso avvocato afrikaner costretto alla clandestinità per il suo impegno contro l’apartheid. La morte del padre porterà Rosa a fare i conti con la sua vita e con il suo rapporto con il Sudafrica.
Luglio
Feltrinelli, 1991
Bam e Maureen, costretti a fuggire con i loro tre figli a causa di violenti disordini, si rifugiano nel villaggio del loro servitore nero, Luglio. Separati all’improvviso da tutto ciò cui erano abituati, si vedono costretti a rapportarsi in modo completamente nuovo con se stessi e con gli altri.
Occasione d’amore
Feltrinelli, 1984
La casa di Tom e Jessie, tipici rappresentanti della borghesia sudafricana, rimane aperta indistintamente a bianchi e neri. Ma il mondo della segregazione razziale getta una costante ombra di sospetto e di timore su tutte le attività dei loro amici e conoscenti. Molte storie si intersecano mettendo a nudo interessi, ipocrisie e risentimenti che incrinano il fondamento di ogni rapporto umano.
Un mondo di stranieri
Feltrinelli, 1980
L’autrice, premio Nobel per la letteratura nel 1990, sviluppa in questo romanzo pubblicato nel 1958 il tema dello scontro razziale che contrappone le diverse componenti della società sudafricana, ampiamente ripreso nei romanzi successivi. Il protagonista è un giovane intellettuale inglese, pieno di voglia di vivere e che vorrebbe rapportarsi liberamente all’universo dei neri. Ma dovrà confrontarsi con l’arroganza dei bianchi, le ipocrisie e le tragedie dell’apartheid.
Nelson Mandela
Lungo cammino verso la libertà
Feltrinelli, 1995
La corposa e appassionante autobiografia di uno dei più grandi leader storici del nostro tempo, ma anche autobiografia di un paese che nelle parole del suo capo riscrive la propria storia. Mandela, in tono scevro da polemiche e autocompiacimenti, racconta la storia della sua vita in un contrappunto continuo tra dimensione personale e politica.
Olive Schreiner
1899. Racconti
Edizioni Lavoro, 1988
Una raccolta delle migliori prose brevi dell’autrice, incentrate sull’atmosfera e sui temi della guerra anglo-boera e del femminismo di fine Ottocento. Milleottocentonovantanove è una commovente testimonianza di una fase della storia sudafricana, narrata attraverso l’esperienza di due donne. Peter Halket, soldato del Mashonaland, in cui Il protagonista percorre le atrocità della guerra senza comprenderne il senso, ebbe un fortissimo impatto sull’opinione pubblica.
Preludio
Empiria, 1987
Preludio è l’unica parte che la Schreiner considerava definitivamente compiuta di un romanzo cui lavorò fino alla morte, e che fu poi pubblicato postumo dal marito nel 1926 con il titolo From Man to Man
Africa subsahariana
SUD AFRICA
Olive Schreiner
Storia di una fattoria africana
Giunti-Astrea, 1986
Sostenitrice dei diritti della donna e della popolazione nera, l’autrice ha vissuto tra il Sudafrica e l’Inghilterra a partire dal 1881. In questo romanzo le vicende emblematiche di tre personaggi singolari e, sullo sfondo, spettatori delle vicende dei bianchi, i neri. Pur consapevole dell’ineluttabile destino che le si prepara, soprattutto come donna, Lyndall, anticonformista e indipendente, non rinuncia al confronto con un sistema che schiaccia e cancella chi è debole, isolato e diverso.
Peter Abrahams
Dire libertà. Memorie dal Sudafrica
Edizioni Lavoro, 1987
Romanzo di formazione, pubblicato nel 1954, nel quale l’autore ripercorre gli anni dell’infanzia, la vita nel ghetto e nell’ambiente rurale, la presa di coscienza dei problemi sociali e politici, le esperienze nei circoli degli anni trenta e le battaglie contro l’apartheid, sino alla partenza dal Sudafrica. Uno dei testi fondamentali sulla lunga e drammatica lotta contro la segregazione razziale.
Richard Rive
District Six
Edizioni Lavoro, 1990
Costruito con arguzia e ironia su una serie di episodi isolati, il romanzo è un omaggio all’antico quartiere di Città del Capo che costituiva una comunità multirazziale, coesiva e fortemente caratterizzata e che venne demolito negli anni sessanta per ottemperare alle leggi dell’apartheid.
Sipho Sepamla
Soweto
Edizioni Lavoro, 1989
Le vicende narrate nel romanzo si svolgono nel 1976, l’anno della grande rivolta dei giovani di Soweto. L’autore, uno dei più autorevoli scrittori neri sudafricani contemporanei, si assume il ruolo di testimone storico degli avvenimenti, degli stati d’animo e delle tensioni di quegli anni.
Thomas Mofolo
Chaka
Edizioni Lavoro, 1988
Romanzo storico, epopea e fiaba, uno dei primi romanzi della letteratura sudafricana in lingua sesotho, pubblicato nel 1925. Narra le gesta di Chaka, il re zulu cantato dalla tradizione orale, personaggio storico trasformato in leggenda, eroe fondatore proiettato nel tempo e nello spazio, figura ambigua portatrice di unità e dispersione, creatività e rovina










Wilma Stockenstrom
Spedizione al Baobab
Il Quadrante, 1987
La voce narrante è quella di una vecchia schiava che, dopo una vita affollata di esperienze, si è ritirata dal mondo per terminare i suoi giorni nel tronco cavo di un baobab, simbolo di vita eterna, dove i “piccoli uomini” iniziano a venerarla come un essere soprannaturale. Il baobab rappresenta anche l’inizio del suo affascinante viaggio interiore e di una meditazione sulla vita. L’autrice di questo romanzo è considerata una delle maggiori poetesse in lingua africaans.
Zoe Wicomb
Cenere sulla mia manica
Edizioni Lavoro, 1993
Una raccolta di racconti in successione cronologica unificati dalla voce narrante di una donna, Frieda. Una storia di formazione femminile e, insieme, tante storie sudafricane ironiche, maliziose e distaccate.
ZIMBABWE
Doris Lessing
L’erba canta
La Tartaruga, 1989
In questo percorso di letteratura africana non abbiamo voluto escludere alcuni libri della scrittrice inglese Doris Lessing, che ci ha offerto una irrinunciabile testimonianza letteraria dei suoi anni trascorsi in Rhodesia, l’attuale Zimbabwe, dove si trasferì con la sua famiglia quando aveva cinque anni e dove visse fino al 1949. Il suo primo romanzo, L’erba canta, narra il fallimento del matrimonio di Mary e Dick, due bianchi che vanno contro le leggi della società coloniale. La loro vita sarà completamente sconvolta dal nero Moses. Un vibrante atto d’amore verso l’Africa e i suoi abitanti oltre che una lucida e puntuale condanna del pregiudizio razziale.
Racconti africani
Feltrinelli, 1989
Undici suggestivi racconti ambientati in Rhodesia negli anni in cui la questione razziale comincia ad affacciarsi alla coscienza dei figli e dei nipoti dei primi coloni. Il dramma dei neri, defraudati dalle loro terre e costretti ad assistere impotenti alla disgregazione della loro cultura, e l’insicurezza dei bianchi, soffocati dalla meschinità di un ambiente sociale conformista e ghettizzante.
Sorriso africano. Quattro visite nello Zimbabwe
Feltrinelli Traveller, 1994
Dopo una lunga assenza l’autrice ritorna nell’odierno Zimbabwe per quattro volte tra il 1982 e il 1992. È un libro della memoria, dove la Lessing evoca la sua infanzia trascorsa in una fattoria isolata nel bush ed esplora l’incontro di oggi tra la tradizione africana e il mondo occidentale.
Doris Lessing
Sotto la pelle. La mia autobiografia (1919-1949)
Feltrinelli, 1997
Nel primo volume della sua autobiografia Doris Lessing racconta la storia di cinque generazioni, dall’Inghilterra rurale dell’Ottocento, l’emigrazione britannica in Rhodesia, la nascita dell’apartheid, fino ai movimenti di liberazione. Mettendo in primo piano gli anni centrali della sua esistenza, dalla nascita fino ai trent’anni, tra due continenti, due culture in conflitto, l’autrice parla di sé e degli altri, della sua vita interiore e di quell’Africa che ha forgiato la sua personalità.
J.Nozipo Maraire
Zenzele. Lettere per mia figlia
Mondadori, 1996
Alle soglie della vecchiaia una donna scrive alla figlia che si è trasferita all’estero, nell’intento di trasmetterle la saggezza maturata in anni di dure esperienze. Le parla di amore, dell’infanzia in un villaggio, della guerra, del razzismo, di cosa voglia dire essere una donna africana, di ciò che Zenzele non ha mai saputo della sua famiglia, di chi è riuscito a mantenere il passo con la storia senza perdere il senso delle sue radici.
Tsitsi Dangarembga
Condizioni nervose
Frassinelli, 1991
Nello Zimbabwe degli anni sessanta, in piena epoca coloniale, Tambu, la bambina protagonista del romanzo, sogna di evadere dalla situazione di sottomissione e dalla povertà del suo villaggio natale attraverso l’istruzione e la cultura. Lo scontro fra due mondi e i costi imposti dalla colonizzazione sono dipinti dall’autrice con grande forza narrativa.

Scheda

Ahmadou Kourouma Aspettando il voto delle bestie selvaggepp. 312- Euro 16,53 - ISBN 88-7641-450-9
Traduzione dal francese di Barbara Ferri